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Affrontare il surriscaldamento globale

Nei prossimi 20 anni, il nostro Pianeta potrebbe non essere più lo stesso a causa del surriscaldamento globale. Alcuni effetti sono già, visibili, altri si svilupperanno nel lungo periodo. Cosa possiamo fare?

Affrontare il surriscaldamento globale

Surriscaldamento globale

Per surriscaldamento globale si intende il fenomeno relativo all’innalzamento della temperatura superficiale del pianeta, con riferimento particolare all'atmosfera terrestre e alle acque oceaniche. In parte, questo aumento di temperatura è dovuto a cause naturali, tra cui l'irraggiamento solare combinato con il naturale effetto serra dell'atmosfera. Ciononostante, un de-merito considerevole lo hanno diverse attività umane, tra cui l'utilizzo dei combustibili fossili, la deforestazione, l'allevamento e l'agricoltura intensive. 

Di che percentuali parliamo? L'Intergovernmental Panel on Climate Change delle Nazioni Unite, in una relazione del 2005, riporta che la temperatura del pianeta Terra è aumentata di 0,74 ± 0,18 °C durante gli ultimi 100 anni, osservando che “la maggior parte dell'incremento osservato delle temperature medie globali a partire dalla metà del XX secolo è molto probabilmente da attribuire all'incremento osservato delle concentrazioni di gas serra antropogenici”. Questa affermazione viene avvalorata da oltre trenta associazioni scientifiche di tutto il mondo.

 

Effetti del surriscaldamento globale

Gli effetti del surriscaldamento globale sono diversi, alcuni a breve termine (che stiamo già consta tanfo) e altri meno prossimi, ma per questo non meno preoccupanti. In realtà, un aumento di pochi decimi di grado nella temperatura atmosferica e superficiale è in grado di generare effetti devastanti sul pianeta Terra. Sempre secondo le previsioni dell'IPCC, la temperatura del nostro pianta potrebbe aumentare ancora di un valore compreso tra 1,4 e 5,8 °C soltanto nei prossimi dieci o venti anni. Pochi decimi di grado per enormi rischi ambientali, sociali ed economici.

 

Uno degli effetti più noti è quello relativo al ritiro dei ghiacchiai, dovuto allo scioglimento delle calotte polari che porta conseguentemente all’ aumento del livello dei mari di un valore compreso i 2 e i 6 metri; valore questo che sta per inondazioni in moltissime parti del mondo. Sempre in ambito oceanico, si verificherebbe un considerevole rallentamento della cosiddetta corrente nord-atlantica, una corrente oceanica di acqua calda che permette che New York abbia un clima molto diverso da Napoli o Lisbona, sebbene si ubichino alla medesima latitudine. A ciò si aggiunge la diversa distribuzione e quantità delle precipitazioni piovose e un aumento del numero e dell’intensità di fenomeni naturali devastanti quali gli uragani. Nell’oceano, diminuisce il pH naturale, che comporta problemi per l’ecosistema marino e per la catena alimentare, fenomeno direttamente collegato all’estinzione di specie vegetali ed animali (si prevede che, nei prossimi 40 anni, si estingueranno dal 18% al 35% delle specie).

Come se ciò non fosse sufficiente a convincerlo, l’essere umano rischia ancora più da vicino. Cosa? Un aumento di malattie come malaria e dengue, una diminuzione delle scorte di acqua dolce, massicce migrazioni di popoli provenienti da zone inabitabili e un danno economico per un valore tra i 7 € e i 260 € per tonnellata di carbonio immessa nell'ambiente, collegato a una riduzione del PIL fino al 20% dei consumi globali pro capite. Anche le rotte commerciali verrebbero a modificarsi, come d’altronde è avvenuto con l'apertura del passaggio a nord-ovest tra Russia e Nord America, divenuto navigabile nel 2007.

 

Fermare il surriscaldamento globale

Per riuscire a contrastare il fenomeno del surriscaldamento globale, nel 1997 le Nazioni Unite hanno concordato il Protocollo di Kyoto, emendamento accolto da oltre 160 nazioni che prevede sostanzialmente la riduzione di almeno il 5% delle emissioni inquinanti, ricorrendo a un meccanismo di scambio di quote inquinamento tra paesi più ecologici e paesi più inquinanti. Nel 2008, l'Unione Europea ha proposto una serie di misure in tema di energie rinnovabili e cambiamenti climatici, che prevedevano un aumento del 20% dell’efficienza energetica, una riduzione del 20% delle emissioni di gas serra, oltre a una quota pari al 20% di energie rinnovabili sul consumo energetico globale dell’UE entro il 2020.

Il nostro Paese ha l’obbligo di ridurre del 13% le emissioni rispetto al 2005, nonché di raggiungere una quota minima del 17% relativa alla produzione di fonti di energia rinnovabile nel 2020. L’attuale situazione sugli incentivi per le energie rinnovabili nel nostro Paese non ci lascia ben sperare. Ma cosa possiamo fare noi?

Innanzitutto, possiamo adottare uno stile di vita meno inquinante, scegliendo anche fonti di energia pulita e rinnovabile, facendo attenzione a evitare gli sprechi. Esistono in rete 50 consigli per combattere il surriscaldamento globale. Dipende anche da voi!

Immagine | Orteaser