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“Domani”, il documentario su un mondo migliore già possibile

Abbiamo idea di come stiano funzionando casi di economia circolare, come procedano i mondi a zero combustibili fossili, come si trovino i ragazzi nelle scuole dove si impara tutto e quali siano i frutti dell'agricoltura libera urbana? Ecco "Domani", il film-documentario che fa soffiare un vento di speranza sul nostro Pianeta.

“Domani”, il documentario su un mondo migliore già possibile

“Domani” è già qui

Non continuiamo a criticare ciò che non va, ma esaltiamo, portiamo avanti, diamo forza a ciò che già funziona, questo è il punto. Se mostrare delle soluzioni reali, raccontare una e più storie che facciano del bene, fosse il modo migliore di risolvere le crisi ecologiche, economiche e sociali che attraversano il nostro paese? 

A seguito di una pubblicazione che annuncerebbe una possibile scomparsa dell’umanità da qui al 2100, Cyril Dion e Mélanie Laurent sono partiti, con una squadra di 4 persone, per fare un’inchiesta documentaristica ai quattro angoli del pianeta al fine di comprendere ciò che potrebbe provocare questa catastrofe e soprattutto come è possibile evitarla.

Il titolo di questo lavoro, “Demain”, ovvero “Domani”, vuole mandare un messaggio molto forte: “Non è troppo tardi, ma bisogna muoversi, ORA.” Durante il loro viaggio, Cyril e Mélanie hanno infatti incontrato i pionieri che hanno reinventato l’agricoltura, l’energia, l’economia, la democrazia e l’istruzione. 

Mettendo accanto tutte queste iniziative positive e concrete che funzionano già, si comincia a vedere emergere ciò che potrebbe essere il mondo - bello e ricco - di domani.

 

Urban farming e agro-ecologia

Come hanno già sottolineato studiosi ed esperti, si tratta  di un’epoca cruciale per l’intera umanità. Tony Barnosky paleontologo mette in evidenza la velocità impressionante del cambiamento, che porta con sé estinzione  di specie animali, - “abbiamo circa 20 anni di tempo per decidere di muoverci nella giusta direzione”, commenta nel documentario - mentre la collega biologa Liz Hadly evidenzia i cambiamenti di temperature e gli stravolgimenti climatici a cui stiamo andando incontro da tempo.

Entrambi sono coordinatori di uno studio del 2012 apparso sulla rivista Nature.

Primo punto fondamentale su cui si mette l'accento: il cibo e come procurarselo. Esempi significativi sottolineati in “Demain” sono quelli dell’inglese Todmorden, cittadina inglese che, da un’iniziativa di sole due persone, è arrivata a coltivare piante ed erbe commestibili e a disposizione di tutti in ogni angolo urbano. Altri movimenti significativi sono “Keep Growing “ o “D-Town farm” di Detroit, esempi di agricoltura libera urbana.

In questa città ci sono infatti circa 1000 aziende che si occupano di agricoltura urbana e che credono in un progetto di economia alimentare alternativa. 

L'altro esempio riportato è in Normandia, in particolare come sia possibile nutrirci e coltivare senza l’uso del petrolio. Tornando di fatto indietro, imparando a lavorare come si faceva prima della meccanizzazione dell’agricoltura, mettendo in atto i saperi della permacoltura, conoscendo i principi di base della coltivazione e imparando l’importanza dell’interazione tra una pianta e l’altra.

Sì, perché conoscere significa anche essere capace di produrre il proprio cibo.

 

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Il potere di scegliere

Se la soluzione sono dunque queste micro fattorie urbane, se l’agro-ecologia e permacoltura sembrano condurci nella giusta direzione, perché di fatto non si mettono in pratica ovunque? Cosa impedisce ai governi di farlo?

Le grandi imprese sono ancora contrarie a questo processo. Un esempio lampante porta però a una profonda riflessione: se il tam-tam sull’olio di palma ha portato così tante aziende ad eliminarlo nei loro prodotti, perché così hanno voluto i consumatori, non sarebbe altrettanto possibile far cambiare questo processo e altrettanto velocemente se tutti quanti ci servissimo presso aziende che scelgono di non usare, per esempio, combustibili fossili?

Secondo quanto enunciato dall’economista Jeremy Rifkin, presidente per altro della fondazione per le tendenze economiche, ci troveremmo alle soglie di una nuova estinzione. 

Esempi significativi sulla riduzione del carbone sono a Copenaghen e in Islanda. In particolare la prima è una città che mira centralizzare e a ripartire invece che a individualizzare i consumi, considerandolo un modo di investire nel futuro. Qui ben il 67% delle persone non usano la macchina, preferendo i mezzi pubblici, la bici o i piedi! Con la piena consapevolezza del fatto che è anche la mancanza di movimento a generare problemi di salute.

Qui tutto è pensato per fare in modo che la gente possa muoversi senza utilizzare l’auto, dai treni alle barche, andare in bici è possibile ovunque. 

Zero waste” è invece un progetto che sta funzionando San Francisco. Più dell’ 80% dei rifiuti qui vengono riciclati. In particolare il video mostra come si realizza un compost organico ottimo per il suolo e per gli agricoltori, ricco e totalmente naturale. 

 

Consumare meno e vivere meglio

Si può consumare meno e vivere meglio: che senso hanno gli schermi video in metropolitana, per esempio? Che senso ha che una sola persona usi un’automobile quando invece questa è pensata per quattro?

Qual è alla fine la reale soluzione economica efficace? Secondo gli esperti intervistati, risiede nella materia prima stessa, che non deve essere prodotta ex novo, ma recuperata dai “rifiuti del XX secolo” (Emmanuel Druon, Pdg di Pocheco, laboratorio di economia circolare ricavato da una vecchia azienda di imballaggi).

La soluzione potrebbe essere anche quella della moneta complementare, o di una scuola che aiuti i ragazzi davvero ad essere indipendenti, come quella finlandese, che non solo insegna storia e matematica, ma insegna anche a fare a maglia, a lavorare il legno, a cucinare, a suonare, a disegnare e a pulire. 

Di fatto, ci sono nel mondo più di 1200 “città in transizione, più di 800 gruppi “incredibilmente commestibili”, migliaia di fattorie urbane, 4000 monete complementari, un paese 100% bio - il Butan -, altri paesi presto autonomi per quanto riguarda le energie rinnovabili - come Capo Verde -, un ragazzo di 19 anni che ha inventato una macchina per pulire gli oceani, ingegneri che hanno inventato motori ad aria compressa, milioni di persone che condividono piuttosto che comprare, case che producano più energia di quanto ne consumino, milioni di altre persone che piantano alberi. 

 

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