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I cambiamenti climatici incidono anche sulle malattie autoimmuni

I cambiamenti climatici hanno un impatto anche sulla salute umana. Secondo alcuni studi, per esempio, creano una disregolazione immunitaria aumentando l’incidenza delle patologie autoimmuni.

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©Matt Palmer/Unsplash

Quando si parla delle conseguenze dei cambiamenti climatici, viene istintivo pensare alle case scoperchiate dalle trombe d’aria o allagate dalle inondazioni, ai raccolti decimati dalla grandine o dalle ondate di calore, alle isole del Pacifico che rischiano di scomparire dalla cartina geografica. Altre conseguenze sono invisibili, ma non per questo meno pericolose. Si stanno moltiplicando, per esempio, gli studi scientifici sull’impatto dei cambiamenti climatici sulla salute umana. C’è chi ipotizza che siano anche alla base del dilagare delle malattie autoimmuni.

 

Qual è il legame tra cambiamenti climatici e malattie autoimmuni

A esporre questa tesi è un articolo pubblicato dalla rivista scientifica Frontiers in Science. Come spiega una degli autori, Kari Nadeau, negli ultimi anni si è assistito a un’impennata dei disturbi legati a un malfunzionamento del sistema immunitario. Come l’artrite reumatoide, con un +14% a livello globale a partire dal 1990, oppure le la rinite allergia nei bambini, la cui incidenza è più che raddoppiata tra il 2012 e il 2022. 

 

Sarebbe semplicistico immaginare che un solo fattore abbia determinato simili dati: senza dubbio va indagato il ruolo dei cibi ultra-processati, dello stress, della sedentarietà. Ma è ormai evidente che i fattori ambientali hanno un peso, a livello sia biologico sia epidemiologico. In particolare, il riscaldamento globale aumenta la frequenza e l’intensità di incendi, tempeste di sabbia, ondate di calore e temporali. Che, a loro volta, espongono gli esseri umani a fattori di stress ambientale, tra cui l’inquinamento e le temperature estreme.

 

L’effetto è duplice: da un lato, il sistema immunitario si sente sollecitato e tende a rispondere; dall’altro, gli inquinanti e gli allergeni creano una disbiosi microbica e compromettono lo sviluppo immunitario tollerogenico. In sintesi, si crea una disregolazione immunitaria che espone a varie patologie.

 

L’approccio One health dell’Organizzazione mondiale della sanità 

Questi studi non fanno che confermare ciò che l’Organizzazione mondiale della sanità (Oms) ribadisce da tempo: la salute umana e quella del pianeta sono la stessa cosa. Un concetto sintetizzato in un approccio, One health, già lanciato da qualche anno ma finito al centro dell’attenzione durante il periodo della pandemia. Non a caso, il virus Sars-Cov-2 ha compiuto il “salto di specie” dall’animale all’uomo (spillover) proprio per l’eccessiva promiscuità tra esseri umani e specie selvatiche. 

 

Secondo la strategia One health, dunque, non è possibile ragionare per compartimenti stagni. Al contrario, bisogna mettere a fattor comune le varie competenze per affrontare con un approccio olistico temi come:

  • la sicurezza alimentare;
  • il controllo delle zoonosi;
  • le malattie tropicali neglette;
  • la salute ambientale;
  • l’antibiotico-resistenza.