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Arti marziali: conoscere e modulare la forza

Conoscere una cosa significa avere potere su di essa, e uno dei proprositi della pratica nelle arti marziali e’ quella di conoscere la propria forza, per padroneggiarla, modularla e usarla a dovere, sotto il controllo della piena coscienza.

Arti marziali: conoscere e modulare la forza

Praticare le arti marziali significa allenarsi ad un’ideale battaglia, ad una situazione che richiede l’uso della forza, o meglio il suo corretto uso, e per applicarla in modo perfetto è indispensabile averci a che fare: è impossibile imparare a combattere senza combattere, è bene abbandonare fin da subito tutti i bei romanticismi che circondano molte arti marziali che promettono di insegnare a combattere e di accrescere l’autostima senza dare al praticante la possibilità di sperimentare.

 

Forza e stato di coscienza nelle arti marziali

Ogni essere umano ha una coscienza di base, di superficie, la nota personalità di facciata, con delle potenzialità medie, ma esistono altri stati di coscienza che in casi estremi, come appunto la lotta, la guerra, la battaglia, gli incidenti e tutto ciò che è connesso con l’istinto di sopravvivenza, irrompono nella superficie apportando un potenziale superiore, almeno in termini di forza e di prestazione fisica.

Poiché però non si hanno numerosi casi di situazioni estreme durante la vita e quindi occasioni di studiare questi stati di coscienza, ecco che le arti marziali ci vengono incontro, fornendoci col combattimento qualcosa di vicino all’esperienza della battaglia per la vita, poiché i segreti delle nostre potenzialità si fanno avanti con la prossimità del mistero più grande: la morte.

 

L'ego nelle arti marziali

 

Il flusso della forza nelle arti marziali

Le arti marziali forniscono appunto il mezzo del combattimento per permetterci di sperimentare due stati critici ma fondamentali, importantissimi da conoscere e superare se vogliamo sviluppare una vera forza e imparare ad applicarla.

A ben vedere sono due facce della stessa medaglia, della forza stessa: in un caso c’è il blocco della forza, una depressione, una deficienza, una mancanza, e parliamo di paura; nell’altro caso c’è un flusso eccessivo, un picco incontrollato, una reazione esagerata, e cadiamo nel movimento della rabbia.

Queste due emozioni sono legate all’ormone dell’adrenalina, che permette prestazioni fisiche fuori dal comune, conferendo anche una forza notevole; nel caso della paura però non si è in grado di utilizzarla, di applicarla, e si è paralizzati, incapaci di esprimersi, mentre nel caso della rabbia si hanno reazioni fuori misura, utilizzandola più di quanto richiesto, spesso creando conseguenze spiacevoli.

In entrambi i casi questo cattivo uso della forza genera violenza, nel primo caso subita, nel secondo imposta. Sotto effetto di paura e rabbia si hanno sempre reazioni sbagliate.

 

Emozioni, adrenalina, forza

Molte persone, per via della difficoltà di questo percorso, perferiscono allenarsi semplicemente senza mai testarsi, credendo che basti studiare una tecnica in modo sistematico e sequenziale per poi poterla applicare in un contesto reale.

Ma cosa succede quando nel contesto reale siamo invasi dall’adrenalina? Come possiamo sapere quale sarà la nostra reazione se prima non l’abbiamo mai conosciuta?

È importante conoscersi e meditare sulle proprie caratteristiche, senza rifiutare né la paura né la rabbia ma facendosi accompagnare da esse verso la nostra vera forza.

C’è infatti chi vuol girare la testa dall’altra parte e tagliare i ponti con le emozioni alla ricerca di uno stato innaturalmente vuoto, ma il risultato sarà solo quello di non produrre adrenalina e quindi di combattere in uno stato emotivo inadatto a produrre forza.

La forza infatti è legata allo stato emotivo, ed una volta imparati i percorsi delle emozioni possono essere richiamate anche a piacere proprio per provocare un’aumento di adrenalina e potenziare le proprie prestazioni.

Gestione delle emozioni infatti significa controllo della forza; l’evitare di guardarle in faccia non farà invece che privarci della forza. Una volta presa confidenza con questi meccanismi emotivi ed ormonali, grazie all’esercizio dello sparring e alla meditazione di fine lezione, padroneggiare la forza sarà più naturale e semplice, e richiamare l’emozione giusta a seconda del caso, ci aiuterà a evocare il giusto ammontare di forza, nè in eccesso nè in difetto.

Nella Bhagavad Gita Krishna riserva ad Arjuna, il guerriero per eccellenza, la descrizione dello stato di coscienza ideale per affrontare una battaglia: essere come l’oceano, che riceve senza tregua tutte le acque dei fiumi senza tuttavia aumentare mai di livello... non chiudere la porta alle emozioni ma riceverle senza farsi dominare.

 

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