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Osteoporosi: latte o verdure?

Osteoporosi, una patologia che affligge più di 5 milioni d'italiani, errori alimentari o una vera carenza nutrizionale?

Osteoporosi: latte o verdure?

Osteoporosi: latte o verdure?

Il mese scorso abbiamo parlato di glicemia, insulina, diabete, in questo articolo dedicato all’osteoporosi, sembrerà strano, ma anche se cambia il nome della patologia, i consigli per prevenirla e nei caso meno fortunati per conviverci, restano molto simili a quelli dati per il diabete non-insulino dipendente.

Ma andiamo con ordine, l’osteoporosi per definizione è una modificazione della microarchitettura delle ossa, queste presentano oltresì una marcata diminuzione della massa. L'osteoporosi si suddivide in primaria (tipoI e tipoII) o secondaria ovvero conseguita per evento correlato (da iperparatiroidismo, farmaci osteotossici, ecc). La forma primaria costituisce la quasi esclusività delle forme (95% dei casi). Nella forma primaria si può immediatamente notare come il ridotto apporto di minerali fondamentali quali, calcio, magnesio, vit D, abitudini di vita errate, scarso movimento e ancor meno esposizione alla luce solare, siano fattori determinanti per l’insorgenza dell’osteoporosi. Certo, anche il periodo post-menopausale (dovuta alla caduta della produzione ormonale) velocizza la patologia.

Nella menopausa, si riscontra un maggiore produzione di osteoclasti (cellule che contribuiscono al riassorbimento osseo, erodono l’osso per contribuire all’omeostasi calcica) causata dalla perdita di estrogeni che porta ad un eventuale innalzamento delle citochine, questo gruppo di cellule può avviare una forma di risposta flogistica che conduce alla distruzione della matrice ossea. Nella seconda forma(tipoII), con l'avanzare dell'età diminuisce l'attività degli osteoblasti. Se per anni abbiamo condotto uno stile di vita scorretto, partiremo svantaggiati per affrontare tale squilibrio.

 

Dati preoccupanti

Fra le varie malattie ossee è la più diffusa, colpisce entrambi i sessi, maggiormente quello femminile dopo la menopausa, che aumenta considerevolmente il rischio sino a 4 volte, per i motivi prima citati. In Italia oltre cinque milioni di persone soffrono di osteoporosi, 4 milioni sono donne. Ma tra loro c’è anche un’alta quota di giovani donne. In media, infatti, soffre di osteoporosi il 17% delle donne di 57 anni. E c’è un’ulteriore 31% di donne con meno di 60 anni di età che è colpita da osteopenia severa, l’anticamera dell’osteoporosi. Per quanto riguarda l'etnia, anche se si riscontra in tutte, la razza bianca e quella asiatica sono le più colpite.

 

La sua incidenza sta aumentando, nell'America del Sud sta raggiungendo quella europea, mentre negli USA la maggioranza degli adulti che hanno superato i 50 anni presenta osteoporosi o comunque una bassa densità ossea. Nei fattori di rischio, si parla molto poco dei “fattori genetici” perché non costituiscono una correlazione importante e diretta. Mentre l’insorgenza è ascrivibile a una dieta scorretta, l’abuso di alcool, sigarette, l’inattività fisica, utilizzo di farmaci (eparina, glicocorticoidi, etanolo…).

 

Prevenire a tavola

Si raccomanda di assumere alimenti ricchi di calcio e di principi nutritivi necessari ad assimilare tale minerale e che agiscano in direzione di un equilibrio acido-basico. Ottime fonti sono le alghe marine commestibili (Wakame-Agar-Nori-Kombu), le verdure a foglia verde (ad eccezione degli spinaci), la soia biologica, la frutta secca, la melassa, i broccoli, cavolo nero e riccio, tempeh, fagioli neri e lenticchie. E il famoso latte con i suoi derivati?

 

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L'assunzione del latte è reclamizzata per la prevenzione dell'osteoporosi, sebbene la ricerca clinica pervenga a conclusioni differenti. Lo studio ha esaminato un gruppo di 77.761 donne che, nel 1980 - anno di inizio della ricerca - avevano tra i 34 e i 59 anni di età, e le ha seguite per i successivi 12 anni. Coloro che avevano bevuto dai tre o più bicchieri di latte al giorno (come spesso si consiglia di fare) non avevano presentato meno rischi di fratture alle anche o alle braccia delle donne che non avevano consumato alcun prodotto caseario, anche dopo eventuali interventi sul peso, sullo status di menopausa, sul consumo di alcol e tabacco e sull’esercizio fisico. Non solo: la media delle fratture era addirittura più alta sempre rispetto a chi non aveva bevuto latte

 

Inoltre altri studi non hanno evidenziato alcun effetto protettivo sull'osso da parte del calcio proveniente dai derivati del latte. Per ridurre il rischio di osteoporosi quindi, va ridotta l'assunzione con la dieta di sodio e di proteine animali e aumentato il consumo di frutta e verdura.

 

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Attività fisica: non è mai troppo tardi

E' la chiave di volta nella prevenzione e nella gestione dell’osteoporosi. Verso i 30 anni il nostro patrimonio osseo raggiunge il suo massimo. Dopo questa data i processi distruttivi superano quelli costruttivi (osteoblasti-osteoclasti) e inesorabilmente la nostra ossatura tende progressivamente ad indebolirsi. Tutto quello che facciamo nei primi decenni della nostra vita, in termini alimentari o di stile di vita, è molto importante per garantirci un buon patrimonio osseo per il futuro.

La sedentarietà è un fattore negativo determinante e va combattuta fin da giovani, mentre una buona attitudine agli sport andrebbe mantenuta durante tutta la vita. Anche se siamo anziani e non siamo mai stati degli sportivi, un programma di attività fisica risulta estremamente benefica per l’osteoporosi, come dimostrano diversi studi. Infatti, aumenta la forza muscolare, la scioltezza articolare, l’equilibrio e quindi riduce il rischio di cadute accidentali. Inoltre, incide direttamente sul grado di densità minerale ossea. Non trascurabile sono anche altri effetti positivi, come la perdita di peso (l’obesità è associata ad un maggiore rischio di cadute accidentali) e il miglioramento dell’umore depresso e delle capacità cognitive. Non tutte le attività fisiche vanno bene.

L’osso per essere robusto deve essere sollecitato da adeguate forze che su di esso si imprimono, stimolando gli osteoblasti a formare nuovo tessuto. Non per niente, dopo una prolungata permanenza in un ambiente privo di gravità, gli astronauti tornato con le ossa rarefatte e indebolite. Vanno bene la camminata, la corsa, il salire e lo scendere le scale, il ballare, il pedalare e la ginnastica aerobica, l’ideale però sono gli esercizi con pesi leggeri che mirano a stimolare tutti i distretti muscolari. La stessa cosa non si può dire del nuoto.  

 

La via naturale

Ci sono almeno 18 nutrienti essenziali che contribuiscono a una buona salute ossea. Se la dieta è carente di uno qualsiasi di questi elementi, le ossa soffriranno. Quali sono? Fosforo, calcio, magnesio, manganese, zinco, rame, boro, silice, vitamine A, C, D, B6, B12, K, acido folico, acidi grassi essenziali e proteine. Il magnesio, per esempio, può essere più importante del calcio nel contrastare la perdita ossea nelle donne in postmenopausa. Ricerche recenti hanno discusso sul fatto che l’inizio dell’osteoporosi nella menopausa può largamente rappresentare «una manifestazione scheletrica di deficienza cronica di magnesio».

L’integrazione alimentare avviene con selenio, zinco, rame, germe di grano, argilla, silicio. Tra le erbe più usate troviamo l’equiseto, la gramigna, l’altea, il frassino. La somministrazione di minerali in dosi infinitesimali (oligoterapia), abbinata ad una corretta alimentazione spesso si rivela molto efficace, sia in fase di prevenzione ma anche come supporto.