Ricetta

Pandolce genovese, la ricetta

Una focaccia dolce rustica di cui non esiste una ricetta sola: il pandolce basso genovese è un simbolo della tradizione culinaria natalizia ligure e intorno al suo modo di essere consumato in famiglia si scorgono riti di buon auspicio per l'avvenire.

Pandolce basso genovese

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©Rossella Cerisola / 123rf.com

Tempo di preparazione 30 minuti

Tempo di cottura 60 minuti

Tempo totale 90 minuti

Dosi per 6

Categoria dolci

Ingredienti

  • 500 g di farina 00
  • 1 cucchiaino di semi di finocchio
  • 1 cucchiaino di sale
  • 100 g di burro
  • 25 g di lievito di birra
  • 50 g di uvetta
  • 150 g di zucchero
  • 30 g di pinoli
  • 25 g di arancia candita

Preparazione

Accendere il forno a 190°. Per prima cosa preparare la pasta: in una terrina diluire il lievito con poca acqua tiepida e un cucchiaino di zucchero, poi mescolare con 50 grammi di farina, coprire e lasciar fermentare per circa 30 minuti. 

 

Mescolare la restante farina con il sale, disporla a fontana sul piano di lavoro e al centro mettere lo zucchero rimanente, il burro a pezzetti e il lievito

 

Lavorare l’impasto con acqua tiepida fino a ottenere una liscia consistenza. Unire poi l’uvetta bagnata e strizzata, l’arancia candita tritata, i pinoli e i semi di finocchio

 

Trasferire l’impasto in una terrina imburrata, coprire e lasciar lievitare per 2-3 ore lontano dalle correnti d’aria. Quando la pasta sarà raddoppiata di volume, trasferirla sul piano di lavoro, dandole una forma rotonda e infine porla in una teglia foderata con carta da forno.

 

Coprirla con un telo da cucina e lasciarla lievitare ancora per circa 2 ore. Al momento di cuocerla praticare un taglio a croce sulla superficie e metterla in forno caldo a 190° per circa 1 ora (per i primi 30 min ventilato). Dopo averla tirata fuori dal forno, lasciarla raffreddare a temperatura ambiente, quindi trasferire il pandolce sul piatto da portata e servire.

 

Il pandolce, una sorta di focaccia di pasta lievitata farcita, nasce per rispondere ai bisogni dell’anima marinara genovese ed è per questo un dolce nutriente ma di lunga conservazione, da tenere in cambusa durante i lunghi viaggi per mare.

 

Ogni Natale,questo dolce scandisce un rito propiziatorio di salute, fortuna e prosperità per il nuovo anno. Ed è così che ancora oggi, secondo tradizione, al più giovane della famiglia spetta il compito di posizionare sulla sommità del piatto un ramoscello d’olivo o d’alloro in segno di devozione; al più anziano, quello di tagliarlo con l’accortezza però di tenere in serbo una fetta per il povero che si presenta alla porta. Ancora, tradizione vuole che un'altra fetta vada conservata per essere consumata nel giorno di San Biagio.