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Danza e arte marziale: quale legame?

Il sottile confine che separa le varie manifestazioni dell'amore. La gioia e la voglia di uscire da dinamiche di attacco e difesa. Può un gesto marziale somigliare a una forma di celebrazione danzata? E, sul versante psicologico, come potremmo imparare a fare l'amore con qualcosa contro cui pensiamo di dover lottare?

Danza e arte marziale: quale legame?

Il legame tra danza e arte marziale 

In molte culture basate sulla ciclicità e il procedimento a spirale, la ricerca dei punti di contatto tra arte marziale e danza sembrerebbe tautologica. In altre parole, un saggio zen forse, applaudendo con una sola mano, riderebbe per l'ovvietà: il movimento è alla base di entrambe le discipline, e il movimento è ciò che cambia, trasforma, unisce.

Invece, nella mente che separa e divide, queste due discipline non hanno alcun punto di unione, nemmeno uno. Anzi, a molti artisti marziali parrebbe quasi una blasfemia, un oltraggio. Così come molte danzatrici o danzatori si risentirebbero per l'essere accostati a una forma apparentemente dura.

Ma se si entra nel nucleo vivo delle cose, se non ci si identifica, ecco che si apre lo spazio della bellezza. E la bellezza si lega all'utilità. 

 

La musica, l'arte marziale, la danza, l'autoironia

Per trovare i punti di unione conviene andare in quel che apparentemente separa. Ad esempio, l'uso della musica. A primo impatto, verrebbe di pensare che l'arte marziale non include la musica, mentre la danza la implica sempre. Errato. La musica non è connessa in modo così forte alla materia come invece accade per altre arti. Si avvicina alla purezza e per questo la tradizione Sufi la annovera come fonte di gioia per gli angeli, l'animo. La musica sufi, per le sue caratteristiche spirituali e meditative, aiuta i credenti ad avvicinarsi a Dio

La musica è la dimensione delle muse, della magia e il suo potere è quello di veicolare messaggi in profondità, raggiungere direttamente luoghi che riguardano l'essenza.  

In molti casi la mente si fissa sui concetti. L'arte marziale, in quanto disciplina, si trasmette, almeno in un primo momento, attraverso forme codificate. Per "assaggiare" il "sapore" delle forze principali che portano il gesto, il maestro o la maestra possono evocare delle immagini, dare dei punti di riferimento inerenti alla tradizione che sia taoista o di matrice giapponese zen. In una mente non avvezza alla fluidità, queste ispirazioni ci mettono poco a diventare nozioni e ristagnare. Ricorrere al ritmo aiuta. 

Non solo, nell'arte marziale l'identificazione è sempre dietro l'angolo. Quanti "rigidoni" che si riempiono la bocca di morbidezza. Sia nelle donne che negli uomini, l'appartenenza a una scuola di arti marziali, la ripetizione (indispensabile, per certi versi), può bloccare l'energia.

Per questo può essere utile, nella fase iniziale dell'allenamento, incoraggiare il movimento libero e ritorvarlo poi nella fase finale, con suoni che fanno vibrare l'anima e inducono al rilassamento e alla coscienza della respirazione

La danza apre il gioco, aggira la serietà autoimposta, incita l'autoironia.

D'altro canto, la danza anche è piena di "io sono", "io faccio", "io do". Tanto il maestro di arte marziale quanto l'insegnante di danza dovrebbero disfarsi del percorso fatto in modo equilibrato e restare pronti a entrare in empatia con chi si ha davanti. Se davanti ci si trova una persona dove l'energia fa fatica a fluire in alcuni punti, forse è inutile andare subito a proporre un sistema complesso. Se arriva qualcuno di molto mentale, meglio dare qualcosa di semplice senza entrare in energie sottili o simili. 

Come è vero che in molti casi, ad esempio al risveglio, dopo aver idratato un po' il sistema, può essere utile danzare senza musica. Ci sono molte tecniche di danza orientale in cui, almeno in una prima fase, si danza senza o contro la musica. È un esercizio che potete fare tranquillamente a casa vostra. Mettere un bel ritmo afro spinto e ballarci sopra con linee molto lunghe, vettori immaginari molto delicati e snelli.

 

Come ritrovare la propria interiorità facendo spazio al silenzio

 

Il movimento come forma di preghiera

In senso molto profondo, il corpo, ogni volta che si muove, crea un miracolo visibile, tangibile, udibile. Questa intuizione a livello personale è giunta confrontando le danze Tandava con i movimenti del tai chi chuan.

Apparentemente, da fuori, i gesti sembrano i medesimi. Certo, nell'arte marziale dolce interna cinese c'è lo sfondo costante dell'applicazione marziale, cosa che nella danza non c'è. Questa differenza va evidenziata e sottolineata, è importante, per non fare confusione. Quel che la danza aiuta a comprendere è il movimento del centro, un movimento libero la cui frequentazione assidua permette di stare bene a contatto con la sensazione, via da distrazioni e altre voci.

La sensazione nell'ambito del confronto marziale è importantissima. Dove stai andando tu? Dove sono io? Quanto posso espandermi? Quanto sono in grado di sentire il modo e l'intesnità con cui ti raccogli? Queste sono tutte domande utili nella vita quanto nella pratica (le due cose non sono mai scisse).