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Le arti marziali thailandesi

Quando si parla di arti marziali thailandesi non possiamo non pensare alla muay thai, brutale arte basata sulle percussioni portata in auge dai film di arti marziali dei primi anni novanta. Eppure il mondo marziale thailandese è vario e vasto... proviamo a dargli un’occhiata

Le arti marziali thailandesi

Dal punto di vista marziale, la Thailandia ha tre grandi influenze: la prima è dovuta alla frammentazione del territorio siamese in molti regni basati sulla cultura indiana, frequentemente in guerra tra loro secondo le arti e le tradizioni indiane; la seconda è data dalla pirateria giapponese (jiu jitsu) e indonesiana (silat) costante nei secoli, a causa della sconfinata superficie di costa e dallo sterminato numero di isole; la terza influenza, dal nord, è data dai monaci buddhisti, maestri di varie forme di kung fu cinese.

Nei secoli tutto ha assunto connotati sempre più sportivi, fino ad arrivare a creare un’arte come il muay thai, tra le più efficaci e quindi usate, anche nei tornei di arti marziali miste.

 

Le arti marziali principali thailandesi

Fino alle prime decadi del secolo scorso, la boxe thailandese, o muay thai, non era ancora perfettamente definita e gli incontri erano ancora più brutali di quelli odierni: si praticava la cosiddetta muay boran, la boxe antica.

In questa arte sono pochi i colpi proibiti: si può colpire ai genitali, usare la testa, colpire con colpi di palmo anche alle orecchie, e spesso non si usano protezioni; inoltre sono previste anche alcuni proiezioni e, parzialmente, la possibilità di colpire l’avversario a terra, come nelle moderne MMA.

La muay thai, una delle arti più efficaci e praticate, è la versione sportiva, dove si usano protezioni e si vietano i colpi più pericolosi, specialmente le testate e i colpi ai genitali.

Esistono differenti stili regionali: al sud la guardia è più bassa e i polsi più mobili e rilassati; nell’est le gambe sono più dritte e le braccia rigida fino al gomito; al nord amano più il clinch, ovvero la corta distanza dove, invece di cercare proiezioni come nel judo giapponese, si sbilancia l’avversario e lo si percuote con ginocchiate e gomitate.

Per praticare questa arte marziale è fondamentale lavorare sul rafforzamento delle ossa, sottoponendole a costanti microfratture.

 

Le arti meno praticate in Thailandia

L’arte marziale tipica della guardia reale thailandese è chiamata krabi-krabong, è basata sull’uso di armi, ed è imparentata con altre arti simili provenienti da altre regioni del Sudest asiatico, tutte originarie dell’arte da guerra indiana.

Il nome dell’arte riflette quello delle due armi principali: la spada (krabi) e il bastone (krabong), che vengono usate assieme a calci, ginocchiate, testate e gomitate.

L’acquisizione di territori del sud e l’annessione di popolazioni malesi ha introdotto in Thailandia una forma di silat chiamato silat patani. Quest’arte si basa sulla coppia di opposti maschile-femminile, ovvero sulla convivenza di tecniche veloci e forti, insieme a quelle lente e prive di contrazione, fondendo il tutto in un’arte di intercambiabilità.

Oltre all’uso rituale di alcune armi, sussistono delle fome marziali di rara bellezza, inspirate sia alla mitologia indiana (Rama, Sita, Hanuman, eccetera) che alla tradizione cinese (tutte le forme ispirate agli animali come la tigre, la scimmia, il serpente, eccetera).

 

Caratteri distintivi delle arti marziali thailandesi

Una delle caratteristiche che distinguono le arti marziali thailandesi da quelle del resto del mondo è la forte presenza di danze rituali, spesso lunghe e complesse, che danno al combattimento un significato sacro e spirituale.

Queste coreografie lasciano trasparire due influenze principali: quella indiana, dove sussitono danze di guerra, e quella cinese rinvenibile in molte movenze e simboli.

L’altra caratteristica principale è la brutalità delle arti, dove si colpisce spesso a piena potenza, usando la tibia e il gomito come fossero mazze e machete. Poche arti marziali sono così brutali e così efficaci. I guerrieri thai sono indomiti, e fanno bella mostra della loro resistenza al dolore trasformando spesso gli incontri in una competizione per vedere chi sopporta più colpi.

Il cositteddo “rafforzamento corticale”, ovvero il sottoporre le ossa ad un allenamento intenso che ne aumenti densità e resistenza, è un’altra delle caratteristiche tipiche delle arti marziali thailandesi: essendo nate per la guerra, i guerrieri dovevano essere in grado di sbaragliare i nemici anche in caso avessero per qualche strana ragione perso le armi

 

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