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Arti marziali del Sudest asiatico

Il cinema anni ’60 e ’70 ci ha portato a immaginare che le arti marziali orientali fossero un monopolio di Cina e Giappone ma sappiamo bene che non è così. Scopriamo le arti marziali del sud est asiatico

Arti marziali del Sudest asiatico

I vari paesi che costituiscono la cosiddetta Indocina hanno le loro arti marziali, spesso affascinanti ed efficacia. Non solo Muay Thai quindi, famosa in tutto il mondo per i match crudi e spettacolari, ma molti altri stili di lotta, di difesa personale e di uso delle armi. Diamo un’occhiata.

 

Storia

Tutta l’area che abbiamo citato è stata in passato una zona molto fertile dal punto di vista culturale e commerciale: vi sono sorti nel tempo molti regni differenti, assai potenti, sempre influenzati e interconnessi con le due superpotenze dell’epoca: la Cina e l’Inda.

Anche a livello marziale, visto che parliamo di epoche in cui le guerre venivano combattute corpo a corpo e all’arma bianca, le dinastie e le tribù locali ricevettero l’influenza dei Kung Fu provenienti dalla Cina, molto eleganti e tecnici, e quella del Kalaraipayattu indiano, più esplosivo e brutale.

In questa area composta di molti regni belligeranti era fondamentale che le arti marziali fossero efficaci, pertanto presero da questi due immensi bacini solo gli aspetti adatti alla guerra.

 

Le arti marziali di Thailandia e Myanmar

Il Myanmar (ex Birmania e Burma) è un luogo piuttosto ignoto per via del lungo isolamento dal resto della comunità mondiale. Pochi sanno che una delle arti marziali più toste, capace di far tremare le gambe anche ai campioni marziali più esperti, ha origine qui.

Parliamo del Lethwei. Si tratta di un’arte marziale che in origine veniva praticata senza protezioni e che permetteva di colpire l’avversario non solo con pugni e calci (spesso volanti) ma anche con potenti colpi di ginocchio, di gomito e di testa. Una delle strategie è quella di indebolire i muscoli avversari così da renderlo inoffensivo, strategia che verrà ripresa anche dalla Muay Thai. Anche le proiezioni e le percussioni a terra sono contemplate. L’attuale versione sportive non è così brutale e somiglia più alla Kickboxe.

In Thailandia si sviluppò un’arte simile, chiamata Muay Boran, che è la fusione dei vari stili thailandesi dai quali poi emerse la Muay Thai. A differenza del Lethwei, la Muay Boran non prevede l’utilizzo della testa e si focalizza più sul clinch. La Muay Thai che ne è derivata si è sviluppata fino a diventare uno sport, lasciandosi alle spalle gli aspetti più vicini alla guerra.

I thai boxer sono noti per la potenza dei loro calci e per le tibie sviluppate negli anni con un soprosso costruito con continue microfratture seguite da periodi di riposo per riconsolidare l’osso (legge di Wolff). In questo modo l’arto diventa una vera e propria arma e la potenza che esprime viene moltiplicata.

 

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Le arti marziali del Vietnam, Indonesia

Poco nota in occidente è l’arte marziale nazionale vietnamita: il Vovinam Viet Dao. In essa si fondono la pratica fisica e molti principi filosofici-spirituali legati al retaggio vietnamita e all'identità culturale. Il decalogo del praticante di Vovinam Viet Dao fa riferimento a principi nobilissimi quali il servire l'umanità, il rispetto per i maestri e l’amore per gli allievi, la semplicità e la volontà d’animo, la dedizione e il progresso, la lucidità e la perseveranza, la temperanza e la modestia.

Dal punto di vista marziale, può somigliare ad una kickboxing con due aspetti peculiari: il primo è il lavoro sulle forme e sull’energia interna, mentre il secondo è lo sviluppo di numerose tecniche di forbice, spesso più spettacolari che efficaci, basate su salti, capriole e proiezioni. In ambito marziale è impossibile parlare di Indonesia senza citare il Silat, un’arte elegante e complessa sviluppata dai pirati locali, dai monaci buddhisti provenienti dall’India e dai rifugiati cantonesi.

Prevede l’uso di armi ma nel suo arsenale di tecniche a mano nuda possiamo trovare colpi apparentemente inaspettati e non ortodossi, spesso rapide combinazioni di colpi al corpo e leve sulle articolazioni.

Anche le posizioni, ispirate agli animali come quelle del Kung Fu, sono spesso strane e accovacciate, come nelle posizioni di guerra e di lotta della arti marziali indiane.

 

Arti marziali in altri paesi

Cambogia: i khmer, noti guerrieri originari del Siam (odierna Thailandia), si portarono dietro le conoscenze marziali e svilupparono il Bokator, arte del tutto simile al Muay Boran e al Muay Thai.

Filippine: il maggior contributo marziale delle Filippine al mondo è il Kali Escrima, conosciuta anche come Arnis. Arte marziale nota per il mirabile uso dei bastoni corti ma capace di dire la sua anche a mani nude e, soprattutto, con i temibili calci alle articolazioni delle gambe.

Laos: qui troviamo la Muay Lao, versione laotiana della Muay Thai, molto focalizzata sulla preparazione atletica e sull'elasticità’ del corpo.

Malesia e Singapore: in queste aree possiamo trovare la versione malese del Silat, più orientate sulle forme che sulla competitività.

 

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